“Il GRAB è ciclabilità, turismo sostenibile e rigenerazione urbana, va realizzato subito perché dimostra che una Roma più bella è possibile”

È stata presentata presso l’Ex Cartiera Latina, l’idea progettuale del GRAB+. Il GRAB (Il Grande Raccordo Anulare delle Biciclette) è infatti un progetto per Roma, finanziato dalla legge di stabilità del 2015 e nato dal basso, aperto a nuovi percorsi, idee grazie alle quali poter riscoprire tutta Roma, dal centro storico alle borgate di periferie, in bicicletta pedalando tra le vie della Città Eterna. Non un sogno ma una sfida realizzabile e i primi a crederci sono proprio i cittadini e le associazioni che propongono 26 progetti di mobilità nuova e rigenerazione urbana per cambiare la Capitale, semplici, condivisi e partecipati. Il GRAB accessibile a tutti vuol dire Colosseo e Via dei Fori liberi dalle auto e Appia Antica pedonale, ciclopedonale degli Acquedotti a quella nei Parchi Regionali di RomaNatura, ciclabile da Casal Monastero al GRAB e progetto aereo+bici Ciampino-Roma che prevede il noleggio di biciclette dall’aeroporto a soli 400 metri dalla Regina Viarum. E ancora dal cammino dall’Appia ai Castelli Romani al percorso di 13 chilometri nel cuore della Valle dell’Aniene tra paesaggi urbani e bucolici, per passare alle ciclopedonali di Montesacro, di Villa Pamphili-Ponte Sisto e di Castel Giubileo – Ponte Salario che attraversano il cuore di Roma. 

“Il GRAB è un punto di partenza per la ciclabilità, il turismo sostenibile e la rigenerazione urbana di Roma e va realizzato subito- dichiara Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – attraverso i progetti di GRAB+ dimostriamo a Roma che un’altra capitale è possibile, libera dalla morsa delle auto e a misura di bambino. Tutti i progetti sono stati realizzati da cittadini ed associazioni e valore aggiunto dell’idea è proprio la cittadinanza viva e attiva, pronta a rimboccarsi le maniche per rigenerare strade e luoghi pubblici troppo spesso appannaggio unicamente di milioni di lamiere di automobili”

Sono 26 i progetti sognati da cittadini e associazioni e presentati questa mattina a Roma nella conferenza organizzata da oltre cinquanta associazioni, comitati e gruppi di cittadini, nello splendido scenario del Parco Regionale dell’Appia Antica. Oltre alla Roma magica e seducente del Colosseo o San Pietro, c’è quella delle borgate di Tor Marancia e Quadraro, all’insegna della street art, della periferia multiculturale di Torpignattara, dei parchi e della campagna romana che si intreccia con i palazzoni e le aree ad alta intensità abitativa.

“Il GRAB non è un anello chiuso: è un progetto aperto e partecipato e insieme un possibile punto di partenza del cambiamento positivo che deve assolutamente interessare tutta la città. – dichiara Alberto Fiorillo, coordinatore del progetto GRAB – Cittadini, comitati, associazioni si stanno muovendo in questa direzione, si dimostrano più che attivi, con azioni di volontariato, presentando progetti e idee, in alcuni casi compiendo anche studi di fattibilità sul territorio e le aree interessate. Un bel movimento dal basso che vuole contribuire in prima persona a migliorare rigenerare questa città unica, ma soffocata da incuria, inefficienza, traffico, smog, rifiuti”.

I PROGETTI

 

  1. Il GRAB, Grande Raccordo Anulare delle Bici. Lo studio di fattibilità e i basilari standard di qualità della ciclovia di Roma

Il GRAB è Una ciclovia urbana di 45 chilometri che connette tra loro centinaia di punti di interesse, il centro storico e le periferie. Il percorso, tutto pianeggiante, si snoda per 2/3 lungo vie pedonali e ciclabili, ville storiche e argini fluviali (29,7 chilometri, pari al 66% del tracciato). Altri 15,3 chilometri interessano strade attualmente destinate alla viabilità ordinaria, tra cui alcune arterie congestionate da un intenso flusso di veicoli motorizzati dove bisognerà attuare una decisa azione di redistribuzione dello spazio pubblico, restituendolo alle persone e togliendolo alle auto. L’idea GRAB è frutto di un lavoro collettivo coordinato da VeloLove, che ha coinvolto cittadini, comitati, associazioni e istituzioni, prime fra tutte Legambiente, Touring Club Italiano, Vivilitalia, Free Wheels Onlus, Open House Roma, TeamDev, Parco Regionale dell’Appia Antica, RomaNatura. Grazie alla qualità della proposta progettuale è interamente finanziata dalla legge di stabilità 2016.

Obiettivi

– Realizzare un percorso pienamente accessibile a persone con disabilità motoria e sensoriale; sarebbe il primo a Roma e deve essere il prologo di una Capitale interamente accessibile. L’accessibilità va estesa agli spazi e ai servizi che si trovano lungo il percorso, modificando nel tempo lo spazio costruito, intervenendo per rendere completamente e agevolmente accogliente e godibile, in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia, l’intero itinerario.

Pedonalizzare la passeggiata archeologica dalla Colonna Traiana all’Appia Antica, prologo della nascita di un parco archeologico unitario di Roma che la città e il Paese attendono dagli anni ’60. La Regina Viarum è il suggestivo corridoio di un museo a cielo aperto ed è museo essa stessa: in un museo non si entra in automobile. Togliere il traffico dall’Appia Antica è il primo, necessario passo per liberare il territorio del parco da tante altre emergenze, a partire dall’abusivismo edilizio e da attività economiche e commerciali incompatibili con quell’area.

Realizzare un’opera pubblica utile a tutta la città. Il GRAB non è stato progettato per attraversare i luoghi, ma per migliorare i luoghi che attraversa, prima di tutto le periferie. In particolare il progetto prevede interventi di rigenerazione urbana, di manutenzione di marciapiedi, giardini e spazi verdi, di rifunzionalizzazione di aree marginali e degradate lungo i 45 chilometri del percorso. Il GRAB deve offrire un tracciato di qualità a chi pedala e spazi di qualità a chi non va in bici. Deve essere un valore aggiunto per tutti i romani.

– Il GRAB è il raccordo attorno a cui sviluppare e cucire una vera rete ciclabile metropolitana. Deve diventare la colonna vertebrale della futura rete ciclabile capitolina, legando tra loro i (pochi) percorsi esistenti, quelli che stanno per essere messi in cantiere (Nomentana e Prenestina) e soprattutto i tanti itinerari ancora da realizzare e previsti dal PQC.

– Il GRAB punta con forza all’intermodalità. Nel definire il percorso si è cercata la migliore interconnessione possibile con la rete del Tpl su ferro: attualmente il GRAB incrocia 8 stazioni delle linee della metropolitana (Colosseo, Circo Massimo, Arco di Travertino, Porta Furba, Teano, Ponte Mammolo, Libia, Lepanto), 13 fermate di 6 diverse linee del tram (2 3 5 8 14 19 ), 3 stazioni ferroviarie (Serenissima, Togliatti, Nomentana). Inoltre, a meno di un chilometro dal GRAB ci sono altre 3 stazioni ferroviarie (Ostiense, Prenestina, Tor Sapienza) 9 stazioni metro (Flaminio, Ottaviano, Cavour, Piramide, Colli Albani, Numidio Quadrato, Gardenie, Rebibbia, Conca d’Oro) e le stazioni della Roma-Lido , della Roma Nord e della Roma-Giardinetti.

– Il GRAB è un laboratorio di sicurezza stradale. Con la realizzazione di una vera Zona 30 al Quadraro (in due fasi e con la partecipazione degli abitanti) e con la messa in opera di piattaforme rialzate agli incroci per dare continuità fisica e visiva al percorso e mettere in sicurezza l’attraversamento di pedoni e ciclisti, si adottano soluzioni di qualità per la mobilità nuova che potranno essere replicate nel resto della città.

– Il GRAB è un investimento turistico innovativo. Ogni euro speso per realizzare il GRAB ne farà guadagnare cinque alla Capitale e al Paese nel giro di pochi anni. Lo dimostra lo studio Confindustria-Ancma che analizza quanta ricchezza in termini di crescita delle presenze turistiche può generare la realizzazione della ciclovia della Capitale: i costi di realizzazione del GRAB – caso assai raro nel campo delle opere pubbliche – si ripagano nel giro di un anno con le maggiori entrate che la ciclovia genererà in termini di presenze turistiche.

Il GRAB può davvero essere la ciclovia più affascinante del mondo. Per poterlo essere, non sembri banale il dirlo, la condizione essenziale è che questa opera pubblica venga realizzata bene, seguendo criteri qualitativi minimi e avendo cura sia del tracciato ciclabile, sia di quello pedonale che del paesaggio urbano circostante. Roma è piena di infrastrutture fatte male (non solo quelle per la ciclabilità). Non c’è bisogno di aggiungere un nuovo capitolo all’elenco delle opere pubbliche incompiute, rabberciate, inadeguate, mediocri. Ovviamente a patto che vengano rispettati i basilari standard qualitativi previsti dal progetto.

Deve esser tenuto nella giusta considerazione il principio che il GRAB è un’infrastruttura low cost, ma questo non vuol dire che deve essere low quality.

La realizzazione del GRAB è subordinata alla pedonalizzazione della passeggiata archeologica Fori-Appia Antica e al rispetto dei seguenti requisiti minimi: 

a. la sede stradale è adeguata alla fruizione in bicicletta e all’utenza con disabilità motoria e sensoriale, è commisurata alla potenzialità della domanda turistica, ha un’unica carreggiata per i due sensi di marcia, una larghezza mai inferiore ai 3,50 metri; 3,50 mt sono l’ampiezza minima per consentire la fruibilità del percorso a chi si sposta in handbike e a un adulto che pedala affiancato a un bambino; la soluzione dell’unica carreggiata è stata pensata per fare in modo che il percorso faccia sentire la sua presenza in città, con un maggior impatto visivo sia su chi lo percorre in bici che su quelli che lo vedono dall’esterno muovendosi con altri mezzi di trasporto; la qualità dell’itinerario deve essere un incentivo a sperimentarlo; il percorso pedonale sfrutta invece i marciapiedi esistenti e condivide con il percorso ciclabile – senza occuparne la carreggiata, per non generare conflitti pedoni/pedali – le piattaforme rialzate per superare in sicurezza gli attraversamenti;

b. il tracciato ciclabile è sempre in sede protetta (unica eccezione il tratto che attraversa il Quadraro) ovunque il percorso si snoda in aree aperte al traffico veicolare; la sede protetta in nessun caso potrà essere affiancata né da un lato né dall’altro da veicoli in sosta; la presenza di auto ai bordi della ciclovia compromette la visuale, rende complicato sia l’ingresso che l’uscita dal percorso per raggiungere i punti di interesse che si incontrano, può rappresentare un elemento di insicurezza per i neofiti, immiserisce il valore turistico del tracciato; in ogni caso l’obiettivo è quello di rendere fisicamente impossibile la commistione col traffico veicolare; il tracciato, infine, è il più possibile lineare, evita tortuosità e serpentine, bruschi cambi di pendenza;

c. la sede protetta va garantita da un elemento di separazione efficace dal punto di vista funzionale; l’elemento di separazione deve assicurare ai ciclisti l’agevole ingresso e uscita dal tracciato, deve poter svolgere la funzione di dissuasore per il traffico motorizzato e insieme costituire un elemento identitario dell’itinerario, con una forte e precisa connotazione estetica e anche funzionale; gli elementi di separazione – con opportuni interventi di design – possono anche ospitare la segnaletica o funzionare da segnaletica essi stessi; in questo modo si può garantire simmetria anche in quelle aree (parchi, spazi verdi, isole pedonali) dove non c’è necessità di una protezione dalla viabilità ordinaria e dove l’elemento separatorio può svolgere il ruolo di pietra miliare del percorso, dare informazioni sui punti di interesse limitrofi, essere supporto per la segnaletica di indirizzamento;

d. il Quadraro è l’unica area dove è stata ipotizzata in sede di studio di fattibilità la sede promiscua; in questo quartiere – zona a bassa intensità di traffico con una media <100 veicoli/ora – si può proficuamente sperimentare la realizzazione di un’area 30 km/h, infrastrutturando la rete stradale affinché sia fisicamente impedito il raggiungimento da parte degli automobilisti di velocità più elevate; il GRAB diventa così un laboratorio che accompagna Roma verso un nuovo stile di mobilità, studiando soluzioni che possono essere replicate in altri quartieri della città; in prospettiva sarà importante valutare, insieme ai residenti, l’opportunità di una completa pedonalizzazione dell’area;

e. le intersezioni con la viabilità motorizzata – il GRAB presenta complessivamente circa 80 attraversamenti di strade a viabilità ordinaria – vengono risolte con particolare cura per la completa sicurezza di chi pedala e cammina; la soluzione ipotizzata è quella delle piattaforme rialzate per le auto, dove il veicolo a motore è obbligato a salire sul percorso ciclopedonale, contrariamente a quanto accade per la viabilità tradizionale, dove è il ciclista o il pedone che, per attraversare, scende sulla strada veicolare; la piattaforma rialzata deve avere un’ampiezza adeguata alla contemporanea fruizione dei ciclisti (le due corsie per le bici manterranno sempre l’ampiezza di 3,5 metri) e dei pedoni; la piana sopraelevata deve garantire la continuità fisica e visiva del percorso del GRAB (in particolare deve essere realizzata con la stessa pavimentazione), evidenziando al contempo – anche con la pavimentazione delle rampe di salita e discesa che si differenzia dal resto della strada per colore e/o per materiale – che c’è invece una pausa nella linearità del percorso dei veicoli a motore; dove possibile e giustificato da particolari esigenze di sicurezza, l’intersezione rialzata è accompagnata da un allargamento dei marciapiedi, volto a produrre un restringimento della carreggiata tale da impedire la sosta dei veicoli in corrispondenza dell’intersezione e a indurre una moderazione della velocità; particolare attenzione va messa nella predisposizione degli attraversamenti delle consolari: Appia Nuova, Casilina, Prenestina, Nomentana, Salaria, Flaminia.

2 – IL GRAB, alcune strade campione, Giorgio Pasqualini

Perché il GRAB possa essere un efficiente servizio per i cittadini e una forte attrazione turistica è necessario che il progetto preveda adeguati standard qualitativi.

Per questo motivo un team di tecnici ed esperti di mobilità ciclabile hanno portato avanti un lavoro finalizzato alla loro definizione e proposizione.

Gli standard rispondono ad una domanda di sicurezza, accessibilità e qualità del design all’interno di un contesto di sostenibilità ambientale ed economica.

Per garantire un adeguato livello di sicurezza la proposta prevede che la ciclovia sia ovunque in sede protetta.

All’ incrocio con la viabilità carrabile si prevede di mantenere la continuità del percorso ciclabile con un attraversamento in quota. La zona di intersezione adeguatamente segnalata, configurandosi come un dosso avrà quindi l’effetto di indurre le automobili a rallentare in corrispondenza delle intersezioni, aumentando la sicurezza dell’attraversamento.

Per garantire che il percorso sia comodamente fruibile e accessibile a tutti, con particolare riguardo alle persone con disabilità motoria e per consentirne una piacevole percorrenza affiancata, la larghezza minima della ciclovia è di 1.75m per senso di marcia.

Per garantire che il GRAB abbia una adeguata attrattività e che possa essere elemento propulsore del miglioramento della qualità dello spazio pubblico, il lavoro si è concentrato su due aspetti fondamentali: da una parte sulle invarianti, ovvero gli elementi in grado di garantire al percorso riconoscibilità ed un forte carattere identitario, dall’altro sulle variabili, quelle caratteristiche cioè che consentono al percorso di armonizzarsi con i diversi luoghi attraversati e valorizzarli.

Fra le invarianti abbiamo proposto la presenza ricorrente di una pietra miliare in travertino e lamiera colorata a coadiuvare una segnaletica orizzontale in vernice fotocatalitica, finalizzata a limitare l’impatto negativo della cartellonistica negli spazi pubblici.

Altro elemento fondamentale è l’esclusione della possibilità che il percorso sia fiancheggiato da veicoli in sosta.

Si propone inoltre l’utilizzo di un giardino mediterraneo lineare del tipo “dry garden”, a ridotto impatto ambientale ed economico perché a basso fabbisogno idrico, per assolvere alla funzione decorativa e insieme di separazione/protezione della sede ciclabile.

Il dry garden è infatti una filosofia finalizzata alla realizzazione di giardini autosufficienti, in grado quindi di resistere a lunghi periodi di siccità e di limitare al massimo la manutenzione.

La variabile principale è invece l’utilizzo di materiali differenti nel trattamento delle superfici della ciclovia, dall’asfalto e travertino della maggior parte delle situazioni urbane, alla terra battuta dei percorsi all’interno dei contesti naturalistici fino ai sanpietrini all’interno del centro storico.

A seguito della definizione teorica degli standard qualità, sono state scelte cinque strade campione interessate dal passaggio della ciclovia e rappresentative di una parte significativa di situazioni, al fine di verificare le ipotesi di partenza.

Di queste si è studiata una sezione tipo tradotta poi in un’immagine dimostrativa.

La porzione di sezione stradale interessata dal passaggio della ciclovia costituisce la risposta progettuale concreta oggetto della verifica. La restante parte di strada invece, viene presentata con il duplice intento di dimostrare come lo spazio rimanente sia sufficiente all’elaborazione di almeno una soluzione progettuale e di suggerire uno scenario di trasformazione virtuosa dello spazio pubblico.

In via Guido Reni nel quartiere Flaminio, su uno dei due lati, una doppia corsia ciclabile in asfalto di 3,5 metri complessivi viene inserita fra il marciapiede esistente e la strada carrabile dalla quale la separa una fascia di orto botanico lineare tipo dry garden con essenze autosufficienti come il rosmarinus officinalis, santolina, senecio cineraria, helicrysum, gazania. L’ampia restante parte di sezione stradale mostra invece, a titolo esemplificativo di possibile trasformazione, uno scenario che raccoglie la recente proposta del tram della musica al quale viene riservata una corsia con fondo verde collocata fra due corsie carrabili, una per senso di marcia.

In via dei Quintili nel quartiere Quadraro la corsia di ciclovia opposta al senso di marcia delle auto è in sede propria, larga 1,75 m e protetta dall’orto botanico lineare e con caratteristiche simili a via Guido Reni, mentre nella direzione opposta è prevista una sede promiscua con velocità massima consentita 30 km/h, proposta resa possibile dal fatto che il quartiere è zona a bassa intensità di traffico con una media <100 veicoli/ora.

In via Palmiro Togliatti, la ciclovia in asfalto e travertino, è inserita all’interno dell’attuale fascia verde che si propone di trattare a dry garden con differenti tipi di surrogato del prato (verbena, dymondia, lippia) a basso fabbisogno idrico e ridotta manutenzione oltre a elementi vegetali decorativi puntuali presso i punti di sosta (sarcopterium, cistus, salvia, rosmarinus, eremophyla). Il percorso pedonale, il disegno del verde e l’arredo urbano proposto hanno la finalità esemplificativa di mostrare uno scenario di parco urbano lineare.

Nel parco dell’Aniene la ciclovia in terra battuta ha una dimensione di 3,5 metri complessivi. L’orto botanico lineare che costeggia il percorso ha in questo caso la funzione aggiuntiva di impedire alla vegetazione esistente di invadere il percorso e di obbligare quindi a una sua onerosa e difficile manutenzione. Dal fogliame di alcune varietà (phlomis fruticosa), arrivano al terreno delle sostanze antigerminanti, in grado cioè di limitare la crescita di altre specie, nelle immediate prossimità. Al di là di questa prima fascia è prevista la pulizia selettiva della vegetazione esistente e la messa in dimora di varità autosufficienti e decorative come cistus in varietà, carex testacea, stipa, cylindrica red baron.

In via di San Gregorio data la particolare bellezza della strada inserita fra il Palatino e il Celio con lo sfondo dell’Arco di Cosantino, si è proposto infine una ciclovia in sampietrini con innesti in basalto chiaro evocativa di un mosaico romano in bianco e nero che costeggia un ampio percorso pedonale.

3 – Il percorso accessibile – Pietro Scidurlo, Free Wheel Onlus

Free Wheels Onlus ha provato ad attraversare la città capitolina in bicicletta (nella fattispecie 5 cicloturisti tra cui 2 persone a mobilità ridotta – con Handbike e Trike), andando da San Pietro a Termini dove il pericolo del traffico è costante. Abbiamo poi provato in sedia a rotelle a percorrere la città da Termini a Ostiense incontrando numerose difficoltà che costituivano un vero e proprio pericolo.

Il GRAB può e deve essere l’anello di congiunzione tra una mobilità senza barriere, a volte non garantita dai trasporti pubblici, e una Roma più a misura di tutti; un primo passo per permettere alle persone (dai bambini agli anziani) di attraversare quanto di più bello la città Capitolina può offrire, senza particolari difficoltà e in poche ore.

Il GRAB quindi – sin dal suo concepimento, cosa poi non così scontata – deve essere un percorso per tutti. Non si deve pensare prima a crearlo e poi a renderlo accessibile. Il Grande Raccordo Anulare delle Bici deve essere la prima ciclovia urbana per tutti, che avvalora, nell’anno dei Cammini in Italia, come l’arte più antica del mondo – Il Camminare – può essere vissuto trasversalmente da chiunque e anche all’interno della propria città. Quindi il prendere consapevolezza di questo, riconoscere come l’esperienza del camminare può appartenere anche a persone con esigenze speciali, porterà a prendere coscienza delle necessità di queste persone e ottemperare ad esse migliorando l’offerta dei servizi l’ungo l’itinerario. Non basta garantire le giuste pendenze, o la pavimentazione più adeguata e drenante per perdurare nel tempo; non basterà prevedere corrimano o cordoli, o altre soluzioni ad avviso acustico. Bisognerà prevedere dei punti di appoggio accessibili, e incentivare l’apertura di essi. Se una zona non fosse coperta da tali servizi, bisognerà forse prevedere una variante al percorso, o deviare quest’ultimo per offrire saldi servizi a chi popolerà il GRAB Perché senza le persone che lo percorrono, la ciclovia urbana più lunga d’Europa perderebbe il suo senso.

GRAB Test – Il primo giro di ricognizione di Free Wheels

Quando ci hanno parlato per la prima volta del GRAB il progetto ci ha subito colpito favorevolmente: diverse volte abbiamo “visitato” Roma, e spesso e volentieri abbiamo dovuto desistere per le numerose difficoltà incontrate nel raggiungere determinali luoghi o visitare i molteplici angoli di storia della Capitale.

Altrettante volte ci siamo chiesti come mai in una città come Roma, Capitale della penisola, sicuramente difficile da amministrare e con tanti problemi da risolvere, ancora oggi i temi dell’Accessibilità, della Mobilità senza barriere non siano stati mai affrontati, o meglio risolti.

Il Turismo a piedi, ma soprattutto in bicicletta è oggi sdoganato in tutt’Europa. L’Italia è ricca di sentieri, itinerari e città che essi attraversano che meritano di essere scoperte lentamente, ma troppo spesso questa viandanza non è tutelata: dalle infrastrutture alla viabilità in critiche condizioni o poco accessibili ad esempio per mancanza di raccordi tra la careggiata e i marciapiedi, o per assenza di percorsi ciclabili protetti rendendo le bici un vero e proprio pericolo sulla careggiata.

Ma se la bicicletta rimane comunque un mezzo individuabile sulla strada, non per tutti è così. Pensiamo alle biciclette speciali per persone a mobilità ridotta o ai bambini che stanno imparando ad usarla; spesso questi strumenti sono più bassi delle bici “normali”. Il GRAB si inserisce quindi in un tessuto urbano dove allo stato attuale girare in bicicletta, su certe pavimentazioni, è una vera impresa.

Ed è partendo da questo concetto che con LegAmbiente abbiamo verificato lo stato attuale del Grande Raccordo Anulare delle Bici, identificando gli attuali pericoli per chi si muove “diversamente”, in un’ottica costruttiva verso una ciclovia che permetterà a molte persone che fino ad oggi non sapevano come girare la capitale, di scoprire una città nuova, una Roma per Tutti.

Entrando nel merito del percorso, sotto la guida di Alberto Fiorillo di LegAmbiente e di altri collaboratori che ci hanno accompagnato, tanti ad oggi sono stati gli ostacoli rilevati. Lo stato attuale dell’itinerario, tranne rarissime eccezioni, è pessimo per quello che riguarda il fondo stradale: l’asfalto è pieno di buche e ostacoli, i sampietrini sono eccessivamente irregolari e disallineati, i tratti di sterrato ricchi di insidie, di bruschi cambi di pendenza, talvolta fangosi al punto da bloccare le ruote. Il quadro negativo è completato dal traffico: aggressive e disordinate le auto che si muovono su strada, prepotenti quelle parcheggiate che spesso negano un varco per poter salire e scendere dai marciapiedi.

Inoltre tanti posti oggi sono considerati accessibili, ma in realtà non lo sono affatto. Penso all’attraversamento verso la metro di Arco di Travertino, il cui transito è impedito da un marciapiede non raccordato con la base stradale, al cancello chiuso dell’area pedonale adiacente alla stazione della metropolitana, all’ingresso del sottopassaggio pedonale che da via dell’Acquedotto Felice porta al Quadraro Vecchio, troppo stretto per consentire il passaggio anche a degli ausili più larghi; anche sulle ciclabili già esistenti, pure quelle protette, abbondano punti dove l’irregolarità del fondo è tale da far rischiare delle cadute.

La ciclabile Togliatti, ad esempio, è piena di interruzioni e zig zag che vanno risistemati in modo più lineare raccordando con omogeneità i vari tratti. La ciclabile sulla banchina del Tevere è una trappola: se si opta per questa variante al percorso principale del GRAB una volta scesi sul lungofiume appare quasi impossibile risalire, almeno nella parte di percorso del centro storico. Non è ancora un percorso ciclabile, ma già viene utilizzato dai ciclisti il parco dell’Aniene che vede alternarsi tratti molto ghiaiosi, bruschi cambi di pendenza e ingressi e uscite troppo stretti per il passaggio di biciclette di dimensioni più grandi. Anche Villa Ada – pur in condizioni migliori e col fondo che andrebbe reso regolare in alcuni tratti e ripulito dalle radici a volte affioranti –  ha alcune barriere enormi: la passerella in legno che esce dalla villa verso il Parco Rabin è praticamente inaccessibile.

Un tentativo di buona pratica della città Capitolina è il Parco Lineare Stazione Serenissima, la cui pista ciclabile e dotata per una parte anche di pavimentazione podotattile. Purtroppo, senza motivo, a un certo punto si interrompe bruscamente e inoltre la situazione complessiva dei giardini è indecorosa, la ciclabile si blocca davanti a un parcheggio e non arriva da nessuna parte, per andare verso la Togliatti bisogna inventarsi un passaggio che non c’è e superare anche una discarica a cielo aperto di materiale edile.

L’Appia Antica meriterebbe una trattazione a parte. E’ un’area bellissima. Come bisogna arrangiarsi, oggi, per poterla percorrere lo testimoniano molto bene le fotografie scattate sul percorso, in cui si vede benissimo che non c’è spazio adeguato per chi si muove su una sedia a rotelle come per chi si sposta a piedi. In un secondo e più approfondito test, potremo entrare poi più in merito alle problematiche metro per metro dell’intero itinerario.

Conclusioni

Oggi girare per Roma per una persona con difficoltà è sicuramente un’impresa. Ci abbiamo provato in bicicletta e in carrozzina e ci siamo resi conto che per tutta una serie di buone motivazioni, attualmente la mobilità senza barriere non è consentita. Concetto che colpisce trasversalmente bambini, mamme con un passeggino, persone a mobilità ridotta e anziani.

Il GRAB – Grande Raccordo Anulare delle Bici è di certo un progetto che colma la gran parte delle esigenze di mobilità dei cittadini romani e dei turisti, permettendo poi di raggiungere facilmente e in breve tempo tutte le aree storiche e caratteristiche della città.

Lo abbiamo percorso con una sedia a rotelle munita di terza ruota elettrica, assieme ad una equipe di tecnici che hanno proposto il progetto al Comune di Roma, per verificare se allo stato attuale il GRAB può essere considerato fruibile a tutti, e ci siamo resi conto che il percorso non è per tutti e che c’è davvero un lavoro enorme da fare: enorme non per la mole degli interventi, ma da un punto di vista culturale, perché finora pare che il tema dell’accessibilità sia stato relegato davvero ai margini. Numerose le criticità, le difficoltà incontrate, le aree abbandonate che la natura si sta riprendendo.

Non possiamo prevedere precipitazioni straordinarie che inonderebbero il percorso, o come la natura tenterà di riprenderselo, ma l’applicazione di innovative soluzioni progettuali dell’infrastruttura, e un buon livello di manutenzione, nonché una presa di consapevolezza di come un progetto simile possa permettere a molte persone di visitare Roma con facilità, o semplicemente uscire di casa per fare una passeggiata in un area protetta e priva di pericoli, possono essere il primo passo verso una Roma veramente per Tutti.

Per questo il GRAB, la ciclovia urbana più lunga d’Europa, deve esser pensato sin dalla sua nascita come l’opportunità per restituire alle persone la possibilità di vedere quella Roma non sempre accessibile a tutti.

4 – GRAB, laboratorio di sicurezza stradale, in collaborazione con #Vivinstrada

Il Quadraro è l’unica area del GRAB dove è stata ipotizzata in sede di studio di fattibilità la sede promiscua; in questo quartiere – zona a bassa intensità di traffico con una media <100 veicoli/ora – si può proficuamente sperimentare la realizzazione di un’area 30 km/h, infrastrutturando la rete stradale affinché sia fisicamente impedito il raggiungimento da parte degli automobilisti di velocità più elevate; il GRAB diventa così un laboratorio che accompagna Roma verso un nuovo stile di mobilità, adottando soluzioni che possono essere replicate in altri quartieri della città; in prospettiva sarà importante valutare, insieme ai residenti, l’opportunità di una completa pedonalizzazione dell’area.

Lo stesso vale per le intersezioni con la viabilità motorizzata. il GRAB presenta complessivamente circa 80 attraversamenti di strade a viabilità ordinaria – vengono risolte con particolare cura per la completa sicurezza di chi pedala e cammina; la soluzione ipotizzata è quella delle piattaforme rialzate per le auto (il team GRAB si avvarrà della collaborazione di #Vivinstrada per la scelta della migliore soluzione caso per caso), dove il veicolo a motore è obbligato a salire sul percorso ciclopedonale, contrariamente a quanto accade per la viabilità tradizionale, dove è il ciclista o il pedone che, per attraversare, scende sulla strada veicolare; la piattaforma rialzata deve avere un’ampiezza adeguata alla contemporanea fruizione dei ciclisti (le due corsie per le bici manterranno sempre l’ampiezza di 3,5 metri) e dei pedoni; la piana sopraelevata deve garantire la continuità fisica e visiva del percorso del GRAB (in particolare deve essere realizzata con la stessa pavimentazione), evidenziando al contempo – anche con la pavimentazione delle rampe di salita e discesa che si differenzia dal resto della strada per colore e/o per materiale – che c’è invece una pausa nella linearità del percorso dei veicoli a motore; dove possibile e giustificato da particolari esigenze di sicurezza, l’intersezione rialzata è accompagnata da un allargamento dei marciapiedi, volto a produrre un restringimento della carreggiata tale da impedire la sosta dei veicoli in corrispondenza dell’intersezione e a indurre una moderazione della velocità; particolare attenzione va messa nella predisposizione degli attraversamenti delle consolari: Appia Nuova, Casilina, Prenestina, Nomentana, Salaria, Flaminia.

5 – Completare le incompiute romane: il Ponte Ciclopedonale Aniene e il Parco Serenissima

Il Ponte Ciclopedonale sull’Aniene e il Parco della Serenissima sono due opere già progettate e finanziate che possono rappresentare un’utile integrazione al percorso del GRAB, ma ancor di più appaiono necessarie per migliorare la qualità della vita dei cittadini di alcuni quartieri romani.

Il Ponte ciclopedonale sull’Aniene 

La realizzazione di un ponte per ciclisti e pedoni che superi l’Aniene da un argine all’altro e porti dal GRAB (l’area è attualmente quella della pista ciclabile di via Valsolda) alla stazione della metro B di Conca d’Oro è un progetto di Roma Metropolitane – finanziata da Roma Capitale già nel 2012 con 3,7 milioni di euro – una delle opere che rientrano nel quadro economico complessivo della diramazione della linea B1 Bologna – Conca d’Oro.

L’intervento è stato ritardato da un lunghissimo iter burocratico. Alla fine i lavori hanno ottenuto tutti i via libera (ultimo quello del Genio Civile per il nullaosta antisismico) ma il progetto esecutivo non è ancora stato affidato e dell’avvio dei cantieri non si vede traccia. Il ponte ciclopedonale, prima ancora del collegamento del GRAB a Conca d’Oro, consentirebbe a tantissimi abitanti di Sacco Pastore di avere un comodo accesso pedonale alla fermata della metropolitana. Si stima che per la realizzazione del ponte servano 330 giorni e Salini Costruttori Spa si era resa disponibile, con apposito atto formale, alla realizzazione a titolo gratuito della sistemazione e riqualificazione dell’area verde antistante lo sbarco lato Via Val Solda, per un importo totale di 400.000 euro. Sempre che partano i lavori.

Il Parco lineare Serenissima

Nel 2004 Campidoglio e Fs avevano sottoscritto l’accordo per la nascita di un grande parco della Zona Est, alla Serenissima, inserito tra le opere di compensazione dei lavori della Tav Roma-Napoli che hanno generato tantissimi disagi agli abitanti dei quartieri interessati. Il piano prevedeva di destinare a verde pubblico una superficie di 40 ettari, dove peraltro gli scavi hanno riportato alla luce 2.500 tombe antiche e tratti in pavimentazione originale di antiche strade romane (nel 2002 erano stati scoperti circa 150 metri dell’antica Collatina ancora intatti) . Altri 16 milioni di euro dovevano servire per realizzare una pista ciclabile, la più grande della città, lungo il filo dei binari da Tiburtina e Corcolle. Oggi moltissime di quelle azioni è ancora lettera morta e il parco lineare davanti alla stazione della Serenissima è in una situazione di degrado inaccettabile. Ancora nel 2015 il Campidoglio ribadiva in bilancio un investimento di sei milioni e trecento mila euro per portare a termine il parco archeologico. Il GRAB passa proprio davanti alla stazione Serenissima. Deve obbligatoriamente essere l’occasione per dare ai cittadini del Collatino non solo un percorso ciclabile, ma uno spazio verde di qualità.

6 – APPIA ANTICA pedonale e parco archeologico di Roma

Mezzo secolo fa. Il ministro dei Lavori Pubblici Giacomo Mancini, dopo anni di aspro confronto sul Piano Regolatore della Capitale, riesce a vincere le resistenze del Campidoglio e a vincolare a parco pubblico l’intero comprensorio dell’Appia Antica, dalla Porta di San Sebastiano ai confini del territorio comunale:  il 16 dicembre 1965 il presidente della Repubblica Saragat può così firmare il Dpr che rende inedificabili le aree attigue alla Regina Viarum per il loro alto valore archeologico e paesaggistico e crea le premesse per la nascita di un ininterrotto museo a cielo aperto della Roma antica, dalla Colonna Traiana ai Castelli romani: un enorme cuneo verde e monumentale di oltre 18 chilometri.

Mezzo secolo dopo. Il grande parco archeologico di Roma è ancora un miraggio, i primi chilometri dell’Appia Antica continuano a essere ingolfati dal traffico privato che ha trasformato la Regina Viarum in arteria di scorrimento e molti veicoli e pullman turistici passano addirittura sopra i tratti in basolato, tutta l’area rimane interessata da un pesante e talvolta lussuoso abusivismo edilizio, permangono attività produttive incompatibili con la vocazione storica, naturalistica e agricola dell’area, fa assai fatica a procedere l’attività di acquisizione al patrimonio pubblico di alcuni monumenti di pregio inglobati nel tempo all’interno di proprietà private e occultati alla vista di romani e visitatori.

Mezzo secolo di attesa. Troppo. La sfida della modernità, oggi, non può che essere quella di dare – subito e concretamente – vita e dignità al Parco dell’Appia Antica, coi suoi ruderi, i suoi mausolei, i suoi acquedotti e le sue ville patrizie, con le sue catacombe e il suo paesaggio che è stato per secoli (e malgrado tutto lo è tutt’ora) punto di riferimento obbligato per la cultura del mondo, quando viaggiatori, artisti, poeti, storici venivano qui a meditare sui fini ultimi delle cose, sulla Varietà della Fortuna e l’Invidia del Tempo. E bisogna farlo, senza altri inutili indugi, rendendo finalmente tangibile il sogno di Antonio Cederna, Italo Insolera, Leonardo Benevolo, dei sindaci Giulio Carlo Argan e Luigi Petroselli e di tanti altri studiosi ed esponenti della cultura e della politica che a partire dagli anni ’50 si sono battuti per fare della Regina Viarum non il rudere che ricorda il passato, ma la porta d’accesso di una nuova Roma, di una metropoli che investe sul suo territorio, sulla sua cultura, sul suo paesaggio.

Non è l’unica certo, ma la prima, indispensabile azione per la nascita di un itinerario museale e cielo aperto è quello della realizzazione di una grande aree pedonale che, partendo da piazza Venezia, renda facilmente percorribile, fruibile, sicuro e accogliente, il percorso monumentale che ingloba i Fori, il Colosseo, il Palatino, il Circo Massimo, le Terme di Caracalla, Porta San Sebastiano e le Mura Aureliane, le Catacombe di San Callisto e di San Sebastiano e poi via via il parco della Caffarella, quello degli Acquedotti e tutte le altre testimonianze importanti e significative che si incontrano lungo la strada romana in questo tratto urbano eccezionalmente ben conservata.

Ed è proprio da qui, dal sogno di Cederna, che è partita l’idea del GRAB – il Grande Raccordo Anulare delle Bici – che può diventare la ciclovia urbana per pedoni e ciclisti più lunga e affascinante del mondo e – nello stesso tempo, nella parte di tracciato che unisce tra loro i siti archeologici – costituire finalmente il prologo di un unico parco monumentale dai Fori alla Regina Viarum con una suggestiva promenade ciclopedonale che diventa il corridoio perfetto per raggiungere e ammirare i capolavori che si incontrano lungo il cammino.

6bis) Riscoprire Marte tra i rottami

Un tempio la cui architettura rimanda a pratiche rituali ancestrali, il più antico santuario di Marte ai confini di Roma (la guerra non doveva entrare in città), un incrocio importante, da cui l’Appia rinasceva come via extraurbana. Un punto di passaggio cruciale, nell’antichità come oggi, dove strutture antiche, osterie cinquecentesche e un grande fienile dell‘800 si affacciano sul traffico, abbandonati e decadenti. Poco fuori le mura della città, questi spazi comunali sono in mano ad abusivi che sulla storia più antica di Roma parcheggiano rottami. Espropriati già nel 2005, ora devono tornare pubblici per giungere a un’autentica riappropriazione collettiva dell’area, tramite un progetto archeologico che ne espliciti il valore culturale.

7 – Gli espropri pagati e mai realizzati sull’Appia Antica, Roberto Federici

Abusivi legalizzati. E, in alcuni casi, autori di abusi edilizi. Ma da undici anni vivono in 11 ettari del parco della Caffarella: in “detenzione precaria”. Nonostante il termine tecnico alluda al carcere, per loro è una prigione dorata. Sono i proprietari (dovremmo dire ex) di sette insediamenti che si trovano sull’Appia Antica, nel primo, prestigioso tratto, subito dopo porta San Sebastiano e a ridosso della chiesetta-simbolo del Quo Vadis. Si tengono stretti chi il sepolcro di Geta, chi un fienile del Settecento, chi un laghetto ameno accanto all’Almone, il fiume sacro ai romani. E questo perché il Comune di Roma, che nel 2005 espropriò i loro beni, da allora non ha fatto nulla per riprenderseli. Lasciando quegli 111.002 metri quadrati di parco della Caffarella (parte del parco dell’Appia antica) “in detenzione precaria ai vecchi proprietari”.

La denuncia viene dai cittadini del Comitato per il Parco della Caffarella, associazione nata 32 anni fa. Il 9 maggio gli agguerriti ambientalisti guidati dalla presidente Rossana De Stefani hanno scritto al vicesegretario generale del Campidoglio, Mariarosa Turchi, per chiedere che il Comune prenda finalmente possesso dei beni da 11 anni in suo possesso. “E di renderli fruibili”. Ma siccome a quella lettera di primavera non hanno ancora avuto risposta, ora hanno scritto direttamente all’indirizzo di posta elettronica della sindaca Virginia Raggi. Nella e-mail ricordano che raccolsero 13mila firme nel 1990 affinché il Parlamento approvasse la legge per Roma Capitale che stanziava 26 miliardi di lire per l’esproprio della Caffarella. E chiedono che gli uffici capitolini inviino “tempestivamente una lettera ai 5 occupanti di queste aree espropriate, comunicando loro la cessazione della detenzione precaria”.

Spiega il professor Roberto Federici, del direttivo del Comitato per la Caffarella:  “Per quegli undici ettari e le meraviglie che si trovano al loro interno, lo Stato versò 800mila euro circa. Il procedimento di esproprio fu avviato nel 2005 sotto il sindaco Rutelli e due anni dopo perfezionato dalla giunta Veltroni. Ma da allora nulla è cambiato. E, per colpa di questa dimenticanza, il parco della Caffarella continua a non avere un accesso sull’Appia Antica. Inutili sono risultati i nostri appelli ai sindaci Alemanno e Marino. Ora proviamo con Raggi. Un consigliere della maggioranza grillina ci ha fatto sapere che di questo problema si parlerà forse in commissione Ambiente o forse Patrimonio. Tutto qui, ma non c’è tempo da perdere”.

Già, perché, scrivono i difensori della Caffarella a Raggi, il Comune rischia di perdere “definitivamente” le aree espropriate “con soldi pubblici”, in quanto, “tra qualche anno, potrebbero essere acquisite dai vecchi proprietari per usucapione”. In realtà, l’usucapione non dovrebbe valere per i beni pubblici. “Invece alcuni esperti di diritto ci confermano che questo spauracchio esiste, quindi bisogna fare in fretta: liberare le aree dagli occupanti e renderle finalmente fruibili ai cittadini”, taglia corto Federici.

Se Comune è rimasto finora sordo ai loro appelli, i paladini della Caffarella hanno trovato sponda per le loro attività e battaglie nell’ente parco regionale Appia Antica e nella Soprintendenza che si occupa della tutela dell’area. Per quest’ultima lavora da anni Rita Paris che, in attesa della nomina entro dicembre del nuovo direttore dell’istituendo parco statale dell’Appia (l’interim è tenuto dal segretario regionale Daniela Porro) , continua la sua battaglia contro gli abusi edilizi e condoni giacenti. E per l’acquisizione al patrimonio pubblico di altre porzioni di territorio da strappare a quell’85% in mano ai privati, nel parco (teoricamente) più vincolato al mondo.

Primo punto, i condoni eterni: “Sono sommersa da pratiche ormai pluridecennali, è una battaglia sfiancante, a colpi di ricorsi e controricorsi. Sono passati venti anni dalla morte di Antonio Cederna e stiamo ancora a combattere perché persone che hanno costruito non un muretto, non una veranda, ma interi villini ex novo, tra e sopra i ruderi antichi, vedano abbattuto il loro abuso perpetrato in una zona di inedificabilità assoluta” si sfoga l’archeologa. Uno dei casi più clamorosi è la villa costruita negli anni Settanta in mezzo ai sepolcri cristiani dei Calventii e dei Cercenii. E che nemmeno i soldi del Giubileo della Misericordia hanno fatto sì che fossero mostrati ai pellegrini. “I proprietari non rispondono neanche più al telefono”, ammette sconsolata Paris. Che telefona inutilmente anche all’ufficio condoni di Risorse per Roma per segnalare nuovi e vecchi illeciti: “C’è sempre un disco registrato, resto in attesa per decine di minuti, alla fine riattacco”.

Poi la funzionaria della Soprintendenza tira fuori, dal mucchio di dossier sul suo tavolo, la pratica 180, fascicolo 36, “Via della Tenuta di S. Cesareo 41 (loc. Tor Carbone)”. Il proprietario attuale l’acquistò nel 1980 e nell’86, in due fasi. Presentando nell’86 stesso una prima istanza di sanatoria per 279 metri quadrati “realizzati ex novo nel 1971”. Istanza rigettata dalla Soprintendenza forte del rigidissimo regime vincolistico dell’area, a partire dal Prg del 1965. Ma nell’89 il Tar dà ragione al proprietario. E così ancora nel 2002 dopo il parere negativo del 1997 da parte della Soprintendenza alla nuova richiesta di condono. Fino al Consiglio di Stato che respinge l’ennesimo ricorso della Soprintendenza statale condannandola a pagare quattromila euro di spese di giudizio. “I giudici ci hanno dato inspiegabilmente torto in uno dei pochi casi in cui l’ufficio speciale condoni edilizi si era espresso negativamente al rilascio della concessione in sanatoria”, sottolinea amareggiata Paris.

La studiosa però non si dà per vinta. E lascia in eredità, al direttore del parco dell’Appia che verrà, l’impegno a continuare nella campagna di espropri che ha portato negli anni lo Stato ad acquisire gioielli come la Villa dei Quintili, la villa di Capo di Bove, il complesso di Santa Maria Nova. “Sono gli stessi proprietari, molto spesso, a volerci cedere i tesori nei loro possedimenti. Per il Sepolcro degli Equinozi a Capo di Bove hanno scritto anche al ministero Beni culturali. E credo che con sei-settecentomila euro l’affare sarebbe fatto anche per Sant’Urbano a via dei Lugari”. Ci sarebbero poi i molti, possibili casi di acquisizioni coatte di complessi abusivi. Il nascituro parco archeologico dell’Appia ha del resto bisogno di arricchirsi di antichità romane da mostrare ai suoi proprietari: i cittadini italiani. Basta non ripetere l’errore del Campidoglio e di quegli 11 ettari lasciati ai vecchi padroni in una, lunghissima “detenzione precaria”.

8 – L’Asse degli Acquedotti, Settimo Biciclettari

L’Asse degli Acquedotti è un tracciato ciclo-pedonale ideato e parzialmente realizzato dal Settimo Biciclettari, coordinamento dei comitati e delle associazioni del VII Municipio sul tema della mobilità nuova. Questa ciclovia privilegia e valorizza i parchi del Settimo Municipio, come il Parco degli Acquedotti, il Parco di Tor Fiscale e il Parco della Caffarella. consentirebbe di collegare la periferia sud-est di Roma con il GRAB e con il centro della città, valorizzando il Parco degli Acquedotti e il Parco della Caffarella.

L’idea sviluppata dal Settimo Biciclettari è quella di utilizzare questo asse come una sorta di direttrice, una dorsale su cui attestare dei percorsi di raccordo ciclo-pedonali verso tutti i quartieri del Settimo Municipio. L’Asse degli Acquedotti, nella sua interezza, partirà da Ciampino per arrivare fino a San Giovanni.

La realizzazione di questo tracciato non richiede grandi interventi infrastrutturali ma principalmente la messa in sicurezza di alcuni attraversamenti stradali. L’Asse degli Acquedotti si integra e non si sovrappone al tracciato del GRAB e potrebbe quindi costituire un asse tangenziale rispetto al GRAB stesso. Oltre a ipotizzare le soluzioni più congeniali per i percorsi ciclo-pedonali, sono state date anche delle priorità di realizzazione. Questo è un aspetto essenziale perché rende il piano modulare, in grado di gestire dinamicamente la capacità di spesa a disposizione dell’Amministrazione. In questo modo, si potrà garantire che ogni centesimo disponibile per la nuova mobilità del Settimo Municipio venga speso con una visione razionale, condivisa sia dalle Istituzioni che dai comitati e dalle associazioni.

Hanno partecipato al progetto Comunità Territoriale del Settimo Municipio, Gazebike, Ciclolab, Associazione Cinecittà Bene Comune, Ciclofficina “La Torretta” del Corto Circuito, Bike To School “Parco degli Acquedotti”, Ciclofficina Pirata, Associazione Cinecittà Pro Sport.

Questi i tre livelli di priorità individuati:

PRIORITA’ 1: Sottopasso GRA

PRIORITA’ 2: Attraversamento Via di Capannelle; pista ciclabile verso Statuario; pista ciclabile Osteria del Curato (Piano di Quartiere) con ricongiungimento pista ciclabile Anagnina per proseguire verso Via Alimena/Via Schiavonetti; pista ciclabile da Vicolo dell’Acquedotto Felice fino al Parco della Caffarella con interscambio alla stazione metro Arco di Travertino e passaggio Parco Tombe Latine; bike-line Lucrezia Romana extraGRA; collegamento con ciclabile Fosso della Patatona; riqualificazione ciclabile Fosso della Patatona.

PRIORITA’ 3: bike-lane Lucrezia Romana intraGRA, riqualificazione PUP Giulio Agricola e la pista ciclabile che da San Policarpo arriva a Don Bosco per procedere verso Centocelle, collegamento con ciclabile di Via Palmiro Togliatti, messa in sicurezza e adeguamento del tratto Parco Acquedotti – Parco Tor Fiscale, pista ciclabile dalla Caffarella fino al Mandrione (Via Cesare Baronio), pista ciclabile dalla Caffarella fino a Piazza Tuscolo/Villa Fiorelli/San Giovanni

Le priorità, in quanto tali, sono tutte azioni da attuare in tempi rapidi e di cui è stata già fatta una prima valutazione tecnico/economica.

Intervento di Priorità 1: il ricongiungimento della parte extra-GRA del Settimo Municipio è l’obiettivo principale perché nodo nevralgico dell’Asse degli Acquedotti . Alcuni volontari del Settimo Biciclettari hanno in più occasioni compiuto un parziale lavoro di bonifica e messa in sicurezza del sottopasso GRA, rendendolo fruibile a tutti i ciclisti che da Morena e Ciampino vogliono arrivare al Parco degli Acquedotti. Il passaggio è aperto ma ora serve un intervento dell’Amministrazione.

Le azioni a Priorità 2 sono quelle bloccanti, ovvero gli interventi che, se non realizzati, lasceranno i nostri quartieri isolati. L’attenzione va innanzitutto ai quartieri come  Morena/Ciampino, Tor Vergata/Romanina e Statuario/Capannelle che si trovano in uno stato di bike-divide.

Gli interventi a Priorità 3 riguardano il potenziamento e la messa in sicurezza dell’asse principale.

Chiediamo che questo lavoro progettuale venga recepito dall’Amministrazione in quanto frutto di un processo partecipativo che ha intercettato le reali esigenze di mobilità dei cittadini del Settimo Municipio, valorizza il territorio e i suoi parchi, mette “in rete” le strutture ciclabili già esistenti, ottimizzando gli interventi e contenendo la spesa per realizzarli.

Il concetto di mobilità sta cambiando; le principali città europee hanno avviato da tempo un processo di innovazione del traffico urbano, incentivando gli spostamenti con le bici e/o con i mezzi pubblici.

Anche città metropolitane come Milano, Torino, Firenze, Bologna stanno seguendo questo esempio, mentre il silenzio di Roma (Capitale) sul tema della nuova mobilità è del tutto assordante. Eppure sono sempre più forti le voci delle associazioni di cittadini che chiedono alla politica di fare un passo avanti, di guardare il mondo che cambia e di governare questo cambiamento.

Il Settimo Biciclettari ha posto delle basi solide per consentire al Settimo Municipio e al Comune di Roma Capitale di fare questo cambio di marcia; ora attendiamo un segnale dalla Politica con la P maiuscola, quella che indirizza il futuro della nostra città e la vita di noi romani.

9 – Il Cammino dell’Appia, Archeoclub Aricino-Nemorense

L’idea progettuale  “Il Cammino dell’Appia” prende spunto dal progetto “Il tratto aricino della Regina Viarum”, realizzato dagli archeologi Alberto Silvestri e Maria Cristina Vincenti per il recupero e valorizzazione del  tratto di Appia Antica che cade nel territorio del Comune di Ariccia e si inserisce nel più ampio progetto nazionale del Mibact che prevede il recupero del tracciato dell’Appia Antica da Roma sino a Brindisi. Il tratto aricino  dell’Appia prendeva inizio dall’antica Bovillae (oggi Frattocchie) e arrivava sino all’odierna città di Genzano di Roma (antica Cynthianum). Questo progetto contiene uno studio preliminare delle emergenze archeologiche presenti lungo l’arteria romana, con il loro contestuale recupero e valorizzazione, con l’obbiettivo di rendere il tratto aricino dell’Appia ‘vitale’ e comunicativo, incentivando il turismo sostenibile del territorio e contribuendo al suo sviluppo socio economico, soprattutto nel quadro di un’auspicabile pedonalizzazione e ciclizzazione. In questa parte dell’Appia permangono vestigia significative  ed eccellenti a partire dalla fine dell’abitato di Albano Laziale, dove si incontrano il Torrione della Stella (di età repubblicana) e subito dopo le Catacombe di San Senatore (che conservano dipinti del V e IX d.C.), sino a raggiungere la cd. Sostruzione, un imponente viadotto lungo 230 metri ed alto 13 metri che permette di risalire agevolmente l’erta del colle soprastante. La proposta progettuale “Il Cammino dell’Appia” è quella di realizzare un percorso  ciclopedonale lungo la via  fino ai Castelli Romani. Ma il tracciato dell’antica arteria romana presenta diverse problematiche: si interrompe dopo Ciampino, si conserva per un breve tratto a Marino e all’altezza di Frattocchie  si perde e confluisce in quello dell’Appia Nuova sino ad Albano Laziale dove l’arteria, ad alto scorrimento, è fruibile soltanto al traffico veicolare. La prospettiva del progetto è quella di realizzare, lungo i 7 km di percorrenza da Frattocchie ad Albano, una pista ciclopedonale possibilmente adiacente alla via Appia Nuova, sino a confluire nel tratto aricino dell’Appia Antica che scorre in Valle Ariccia, dove  l’antico percorso è tuttora preservato e si configura come una sorta di tangenziale, alternativa  alla viabilità di alto scorrimento. Il tratto aricino dell’Appia, inserito in un  ambiente paesaggistico di grande interesse e suggestione, si  snoda per circa 3 km e può essere facilmente recuperato, anche qui, con la creazione di una viabilità ciclopedonale, integrabile con il trekking urbano per la visita ad importanti eccellenze artistico-naturalistiche quali il Parco e Palazzo Chigi e la Locanda Martorelli Museo del Grand Tour; Parco e Palazzo Cesarini a Genzano;  il Museo delle Navi Romane con l’area archeologica del Tempio di Diana a Nemi.

10 – Aereo+Bici, da Ciampino al Colosseo lungo l’Appia Antica, Ecovia

Viaggiare in bicicletta è il modo più bello per esplorare Roma e i Castelli Romani, Ecovia (società di noleggio e vendita bici) propone un progetto innovativo e che valorizza il parco archeologico dell’Appia Antica. I turisti in arrivo all’ Aeroporto di Ciampino possono prenotare le biciclette elettriche a pedalata assistita messe a disposizione da Ecovia, e con quelle, da via di Fioranello, ad appena 300 metri dall’ aeroporto di Ciampino, prendere  una delle più interessanti e affascinanti aree archeologiche al mondo, la Via Appia Antica : il Parco Regionale dell’Appia Antica mette a disposizione del visitatore un vero e proprio “percorso nella storia e nell’evoluzione complessiva di un territorio: dalla configurazione originaria a quella creata dalla presenza dell’uomo e dai suoi insediamenti. Agganciandosi quindi al Grab: uno straordinario anello ciclopedonale di 44,2 km che si sviluppa all’interno della Capitale di cui l’80,3% è già percorribile, il turista  può arrivare nel proprio albergo. I turisti  hanno due opzioni : possono lasciare le bici una volta arrivati a Roma oppure tenerle per i giorni in cui rimangono in città. Al loro arrivo all’ aeroporto gli verranno consegnate delle mappe del percorso da effettuare fino al centro di Roma (Colosseo) e la mappa del Grab. Si possono anche utilizzare le varie App. a disposizione per scoprire l’ Appia Antica : “Verba” ; Smart Caffarella; ecc. Inoltre verranno proposti tour in Bici / EBike dei Castelli Romani “ Tour dei due Laghi” e del Parco Appia Antica – “Caffarella e degli Acquedotti”.

11 – Appia Day. Il 14 maggio 2017 una festa per liberare l’Appia Antica dal traffico. Per sempre

Sulla scia del successo dello scorso anno – quando 50mila persone hanno gioiosamente invaso l’Appia Antica – nel 2017 si celebrerà la seconda edizione di Appia Day, organizzata da un’amplissima coalizione di associazioni, realtà culturali e comitati nazionali e capitolini. Una grande festa per aprire a romani e turisti – esclusivamente a piedi e in bici – il più straordinario museo a cielo aperto del mondo. L’Appia Day dello scorso maggio ha dimostrato che Roma è desiderosa e orgogliosa di riappropriarsi della sua storia e che proprio dalla Regina Viarum può partire un’idea nuova di città, capace di realizzare finalmente i sogni di tanti anni fa e anche di fantasticare e mettere in pratica azioni straordinarie che ancora non sono state immaginate.

Da subito chiederemo agli enti competenti l’effettiva pedonalizzazione dell’Appia Antica (la domenica sarebbe già chiusa al traffico, ma l’ordinanza non è rispettata) per il 14 maggio 2017. Ma soprattutto chiederemo che il prossimo Appia Day sia il primo giorno di una pedonalizzazione permanente.

12 – La Rete ciclopedonale di Montesacro – Il Coordinamento Rete Ecologica Roma Montesacro

Ipotesi di rete ciclopedonale per il Municipio III

L’idea di progetto si basa sulla definizione o rafforzamento di un sistema di collegamento e di interscambio tra le aree e gli elementi con carattere di attrattore urbano, spesso rimasti isolati, antropomorfi o principalmente naturali, contrastandone la frammentazione. Realizzare, quindi, un programma di rigenerazione urbana, partendo dall’attenta analisi del territorio e delle dinamiche in esso presenti al fine di poterne migliorare l’assetto urbanistico – ambientale, culturale e socio economico. Obiettivo principale è consentire, attraverso la realizzazione della rete ciclopedonale proposta, la definizione di uno strumento utile e strutturante per gli interventi di rigenerazione del territorio del Municipio III. Il “telaio” principale riordinatore, capace di tenere insieme il tutto. Una rete multifunzionale e intermodale,  capace di collegare tramite gli assi viari principali del III Municipio, i capolinea degli autobus, le stazioni FR e metro presenti sul territorio, per una mobilità alternativa e sostenibile in piena sicurezza; i beni ambientali, unendo le due Riserve Naturali presenti (Valle dell’Aniene e Marcigliana) attraverso i parchi urbani Talenti, Capuana, Sannazzaro, Sabine e Torricella; i beni storici, come i siti di interesse archeologico e i quartieri storici individuati dall’ultimo Piano Regolatore Generale (Città Giardino, Tufello e Valmelaina). Il tutto correlato dall’istallazione lungo la pista ciclabile e in prossimità dei siti e dei luoghi di interesse che il percorso raggiungerà, di segnaletica dotata di QR CODE: uno strumento ulteriore per valorizzare il territorio e le sue caratteristiche peculiari in cui il cittadino e il turista dialoga e si informa sulla città, i luoghi e le cose in modo userfriendly (orientato all’utente).

 

13 – L’Asse dell’Aniene

Il GRAB tra via Salaria e via Collatina realizza pienamente l’idea di un asse ciclopedonale nel tratto urbano della Valle dell’Aniene, dalla confluenza col Tevere fino a superare Ponte Mammolo, con effetti positivi sulle aree della Riserva Naturale e l’interconnessione col trasporto su ferro. Tredici chilometri che sorprendono per la varietà del territorio: si passa da un paesaggio urban-selvaggio tra argine e ferrovia, a un ponte che

sembra un castello, quindi ad anse e meandri di un’inaspettata campagna romana, per tornare infine nella città nuova, nel mezzo di palazzi altissimi e giardini e parchi sotto l’autostrada.

Nel primo tratto, l’Asse ciclopedonale sfrutta interamente la Ciclabile Nomentana, che seguendo l’Aniene su strada asfaltata e ciclopista per più di 3 km, risulta attualmente già molto frequentata da pedoni e ciclisti. Attraversata la Via Nomentana si supera il fiume sullo storico Ponte Nomentano, e si entra in un altro mondo.

Nel suo tratto più lungo (più di 6 Km), l’Asse attraversa la Riserva della Valle dell’Aniene, e andrà a costituire un importantissimo corridoio verde esente dal traffico veicolare e caratterizzato da una valenza paesaggistica di grandissimo interesse nell’ambito urbano del GRAB.

Per questo lungo sentiero verde esistono diversi aspetti da affrontare. Il fondo del sentiero ciclopedonale, considerando il contesto, dovrà necessariamente essere di tipo naturale (terra battuta o ghiaia) e questo, soprattutto nei periodi più umidi può rappresentare un problema per la percorribilità. Legato a questo aspetto è il problema della manutenzione, dato che un tratto di questo tipo richiede interventi piuttosto frequenti. Da segnalare inoltre la presenza di alcune aree private che occupano dei tratti del percorso, e la presenza nell’ultimo tratto prima di Ponte Mammolo, di alcuni orti di guerra, con sporadico transito di mezzi a motore.

Oltre al percorso, molto rilevanti potrebbero essere le soluzioni di accesso sia sui quartieri confinanti (Monte Sacro e Casal de’ Pazzi), che su quelli oltre il fiume: almeno due ponti di servizio potrebbero essere sfruttati per collegare in bici Pietralata e il quartiere delle Valli.

Ponte Mammolo, Colli Aniene e le connessioni intermodali

L’attraversamento dell’Aniene tramite Ponte Mammolo presenta per i progettisti del GRAB notevoli difficoltà, a causa dello spazio molto esiguo e della presenza di un pericoloso guard-rail. Si potrebbe realizzare un passaggio ciclabile agevole e sicuro approfittando dei lavori in corso per l’ampliamento della via Tiburtina, ma le difficoltà burocratiche che si intravedono lungo questa direzione non lasciano grandi speranze.

Una possibile alternativa, peraltro più suggestiva dal punto di vista ambientale, paesaggistico e storico, è quella di utilizzare il vecchio Ponte Mammolo, costruito in epoca romana lungo il tracciato dell’antica via Tiburtina. Si tratta di proseguire lungo l’argine del fiume sotto i viadotti stradali e della metro, per poi attraversare un’ampia area verde attualmente abbandonata a sé stessa. Questa soluzione consentirebbe il recupero di quest’area a beneficio di tutti i cittadini. Tuttavia anche in questo caso i problemi realizzativi sembrano notevoli perché per un centinaio di metri il percorso dovrebbe procedere lungo l’argine del fiume avendo a disposizione uno spazio molto esiguo (appena pochi metri).

L’utilizzo della ciclabile Togliatti lungo tutto il quartiere Colli Aniene rappresenta un’occasione di mobilità alternativa, dato che con il proseguimento fino alla Stazione Togliatti della FM2, si verrebbe a costituire una importante interconnessione tra nodi di trasporto su ferro, consentendone lo sfruttamento sia da parte dei pendolari che dei turisti diretti a Tivoli, i quali in prossimità della stazione ferroviaria sulla via Collatina Vecchia, potranno visitare il poco conosciuto Fontanile di Benedetto XIV, sull’acquedotto Vergine che alimenta la fontana di Trevi. La presenza del sottopasso della stazione Togliatti, inoltre, fa già immaginare il tanto “sospirato” completamento della Ciclabile Togliatti oltre la via Prenestina.

Sempre lungo la ciclabile Togliatti si può pensare a collegamenti ciclopedonali con le aree verdi del quartiere: un tunnel potrebbe condurre facilmente al parco Baden Powell (progetto dello Skate Park sotto l’autostrada A24), mentre dalla parte opposta un semplice attraversamento potrebbe collegare l’insieme dei parchi condominiali del quartiere e condurre al Parco della Cervelletta.

A cura di:

Lucio Zaccarelli, Francesco Zagarese

Associazione Insieme per l’Aniene ONLUS

Domenico Cuturello

Comitato di Quartiere Colli Aniene Bene Comune

Maurizio Bianchini, Luciano Fanfoni

Gruppo degli Amici del Grab Aniene

14 – Da Villa Pamphilj al GRAB, Legambiente Monteverde

La ciclopedonale Villa Pamphilj – Ponte Sisto è l’idea sui cui sta lavorando Legambiente Monteverde per permettere ai cittadini di pedalare in sicurezza in uno dei musei a cielo aperto di Roma.

Si può accedere a Villa Doria Pamphilj attraverso diversi ingressi. La sua bellezza, e la sua fruibilità in bicicletta, consigliano a chi vorrà raggiungere il GRAB da Monteverde, di dedicare parte del tempo alla visita di questo splendido parco, caratterizzato da importanti bellezze architettoniche e naturalistiche .

Si consiglia se non altro di raggiungere il noto Laghetto del Belvedere, di origine naturale, dove potrà essere anche osservata la fauna che lo popola (cigni, nutrie, testuggini, germani reali, libellule, ecc..) e successivamente soffermarsi sulla stupenda Casina del bel Respiro con il suo giardino segreto (attuale sede di rappresentanza del governo italiano

Dopo aver visitato Villa Doria Pamphili avviatevi l’uscita di Porta San Pancrazio in prossimità della quale troverete l’Arco dei Quattro Venti,  l’imponente ingresso monumentale della villa realizzato in ricordo delle battaglie a difesa della Repubblica Romana che in questi luoghi hanno conosciuto gli aspetti più cruenti

Usciti dalla Villa si prosegue per Via di San Pancrazio per circa 300 m e poi si svolta a destra (peraltro svolta obbligata) e si continua su Via Giacinto Carini percorrendola per circa 50 m tenendo possibilmente la sinistra per proseguire su una piccola salita con si accede a via delle Mure Gianicolensi che portano a largo di Porta San Pancrazio. Qui sulla sinistra troviamo il Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina. Proseguendo (dritti) ci si trova su via Garibaldi (strada in discesa) e dopo circa 500 m in un largo dove si può ammirare uno dei più importanti belverdere della città e la maestosità della Fontana dell’acqua Paola, nota anche come Fontanone, entrambi immortalati peraltro da numerosi registi, tra cui il Premio Oscar Paolo Sorrentino con il film  “La Grande Bellezza”.

Dopo aver ammirato il panorama si può scegliere di proseguire su Via Garibaldi oppure fare una piccola deviazione al percorso, tornado indietro per alcuni metri proseguendo sulla destra ed immettendosi sulla Passeggiata del Gianicolo che ci porterà a Piazzale Giuseppe Garibaldi dove è collocata la famosa statua equestre di Garibaldi e dove si può ammirare il panorama “a 360 gradi della città”. Nei giardini sottostanti è posto il cannone del Gianicolo che ogni giorno a mezzogiorno spara a salve per una usanza introdotta da Pio IX nel 1847, voluta per sincronizzare il suono delle campane di Roma,  e che dal 1904 si trova in questo e spara a salve da questo luogo.

Dopo aver percorso la rotatoria di Piazzale Garibaldi si torna indietro, percorrendo nell’altro senso unico la Passeggiata del Gianicolo , e ci si ritrova nuovamente su via San Pancrazio, si svolta ora a sinistra per tornare su via Giacinto Carini e si percorre la strada indicata in precedenza. Si arriva nuovamente davanti al Fontanone si scende su via Garibaldi per 500 m dove si può ammirare sulla destra il Mausoleo Ossario garibaldino e poi si arriva in un altro luogo di interesse architettonico e paesaggistico, come piazza San Pietro in Montorio con la sua omonima chiesa. Nel primo cortile del complesso si può visitare uno dei gioielli dell’architettura rinascimentale risalente ai primi anni del 600, il Tempietto del Bramante.

Scendendo su via Garibaldi si prosegue,  in discesa con due tornanti,  e si arriva ad un bivio dal quale si può decidere di percorrere  due itinerari, uno che porta sul Ponte Sublicio (tracciato ancora in giallo) da dove si accede alla pista ciclabile sul Tevere per arrivare a Ponte Sisto, e l’altro (tracciato in arancione) che attraversa il cuore di Trastevere e ci porta a Piazza Trilussa dove troviamo Ponte Sisto.

15 – Dal GRAB a Casal Monastero, Luisa De Simone CdQ Casal Monastero

Casal Monastero, quartiere di Roma (Municipio IV), si trova nei pressi del Grande Raccordo Anulare tra le consolari Tiburtina e Nomentana, perennemente congestionate dal traffico veicolare, da un’insufficiente offerta di trasporto pubblico, e dai recenti lavori di ampliamento della Via Tiburtina: tutti questi aspetti nel tempo hanno peggiorato quella sorta di “isolamento” sociale del nostro quartiere, causato dalla collocazione geografica e dalla mancanza di infrastrutture pedonali e ciclabili, che, se realizzate, risolverebbero un importante problema di mobilità in questo quadrante. Il progetto della realizzazione della pista ciclopedonale di collegamento tra Casal Monastero e Torraccia, richiesto a gran voce dai Cittadini, è previsto nel Piano Quadro della Ciclabilità approvato nel 2012, finanziato e già progettato sin dal 2007, ma mai realizzato; questo tratto di pista ciclopedonale permetterebbe di recarsi nell’adiacente quartiere di Torraccia senza essere investiti, e, di fatto, sarebbe l’unica possibilità di raggiungere Torraccia a piedi, in bici e in sicurezza, visto che i due quartieri sono divisi dal GRA. Il successivo progetto ciclopedonale consente il collegamento del quartiere Torraccia al GRAB, all’altezza del tratto contrassegnato come 14 ( Riserva dell’Aniene – Ponte Nomentano ). Questa ciclopedonale per oltre il 90% attraversa delle aree verdi: il Punto Verde Qualità di Torraccia, nella parte iniziale, il Parco Urbano di Aguzzano nella parte centrale e la Riserva Naturale Valle dell’Aniene nella parte finale, fino a raggiungere lo stupendo ponte medioevale sull’ Aniene (PONTE NOMENTANO). A seguire, investe notevole rilievo anche la realizzazione del proseguimento della ciclabile da Casal Monastero a Settecamini/Marco Simone utilizzando gli argini del Fosso di Pratolungo, che costituirebbe un percorso nella natura alternativo al traffico della via Tiburtina. Va ricordato che tutti e tre le piste ciclopedonali menzionate sono inserite nel Piano Quadro della Ciclabilità approvato con Delibera del Comune di Roma nr° 27 del 24/4/2012

CHI SIAMO L’Associazione Sportiva Socio Culturale e Comitato di Quartiere di Casal Monastero da anni si impegna sul territorio (a titolo di volontariato) per risolverne le problematiche sociali, ambientali e culturali tipiche delle periferie urbane, collaborando con Istituzioni e Cittadini con spirito costruttivo e determinazione (vedasi impegno per il prolungamento della linea B della Metro da Rebibbia a Casal Monastero, l’ottenimento delle piste ciclabili, l’apertura delle scuole e tanto altro). Le nostre attività negli anni hanno determinato una solida credibilità nei confronti di interlocutori politici ed amministrativi, cittadini e altre Associazioni culturali e sportive con le quali collaboriamo. Il nostro motto è “la bici mobilita l’uomo”, per cui non smetteremo di impegnarci per ottenere le nostre piste ciclabili ed il collegamento al GRAB.

16 – Dal GRAB a Castel Giubileo

la ciclabile Castel Giubileo – Ponte Salario (Nuova Mobilità Salaria): l’intervento, pensato da gruppo di cittadini e tecnici, prevede la realizzazione di un tracciato ciclabile di otto chilometri sull’argine sinistro del Tevere da Castel Giubileo a Ponte Salario. Tra le ipotesi, quella di collegare le stazioni Fidene e Labaro con una passerella ciclopedonale che scavalca la Salaria, favorendo l’uso del treno e offrendo un collegamento verso le metropolitane. Per la realizzazione del ponte ciclopedonale, si stima una cifra pari a 2.000.000,00/2.500.000,00. Per la determinazione dei costi si è fatto riferimento a interventi simili già realizzati in Italia.

17 – Da Castel Giubileo a Orte

18 – Dal GRAB a Monte Mario –  Irene Ianiro Elebike

Le ciclabili del Tevere e di Prati raggiungono punti molto vicini alla pista ciclopedonale di Monte Mario, che collega quartieri della citta’ molto affollati, quali Torrevecchia, Monte Mario, Trionfale con l’area della stazione metro Valle Aurelia. Poche centinaia di metri di ciclabile in piu’ basterebbero quindi per collegare il GRAB con una delle zone piu’ popolose di Roma, permettendo a migliaia di cittadini di raggiungere in brevissimo tempo in bici in tutta sicurezza il centro della citta’ e di spostarsi da NORD OVEST a SUD EST di Roma senza uscire dai percorsi ciclabili

19 – Dal GRAB a Ostiense

20 – Dal GRAB a Villa Adriana, PISTA CICLABILE ROMA-TIVOLI

La pista ciclabile ha origine dallo storico Ponte Mammolo e si innesta nel circuito del GRAB gia’ esistente nel Viale Palmiro Togliatti collegandosi alla stazione Metropolitana di Ponte Mammolo. Seguendo prima il tracciato della vecchia consolare Tiburtina, poi immettendosi nel sedime dell’attuale acquedotto Marcio, si indirizza verso il GRA passando anche per la zona di Rebibbia utilizzando i vantaggi dell’omonima stazione della Metropolitana di Roma. Il percorso si snoda parallelamente alla Via Tiburtina interessando la periferia est della città sempre seguendo la fascia inedificata dell’acquedotto dell’Acqua Marcia ed incontrando sul percorso numerose emergenze archeologiche di spiccato interesse turistico. Ben presto si immette nel territorio del Comune di Guidonia Montecelio ed arriva nel Territorio di Tivoli ed in particolare nella zona delle Terme dove può essere realizzato un punto di sosta e scambio con la linea ferroviaria Roma – Pescara. Da qui numerosi sono i punti di interesse: non ultimi i Laghi sulfurei con le vecchie Terme di Agrippina, le storiche cave del Barco che fornirono il travertino per gli antichi edifici di Roma e lo storico Casale del Barco, tenuta di caccia della famiglia Estense. Lasciando alle spalle il paesaggio delle Cave si arriva all’antico accesso di Tivoli, Ponte Lucano ed il Sepolcro dei Plauzi, dove è prevista una zona di servizio e sosta in sponda destra del fiume in un’area da bonificare. Superato l’antico ponte seguendo l’itinerario dell’antica viabilità si può giungere al complesso della Villa Imperiale di Adriano (Villa Adriana), primo sito Unesco della città di Tivoli.

Proseguendo ancora verso la città, tramite un percorso in gran parte già realizzato nel mezzo degli oliveti secolari, si può arrivare nel cuore del centro storico di Tivoli ed al secondo sito Unesco di Villa D’este oltre che a tutte le attrazioni turistiche dell’antichissima città.

La fascia di territorio inedificata per effetto del vincolo dell’acquedotto Marcio presenta una larghezza di circa 12-15 mt. All’interno di tale tracciato, il progetto prevede un percorso ciclabile bidirezionale con una larghezza di circa metri 2,50 la lunghezza totale del percorso progettato è di circa 25 chilometri. La realizzazione di questa infrastruttura oltre che a costituire un valido percorso di viabilità sostenibile di intercollegamento fra il comune di Roma ed i comuni di Guidonia e Tivoli presenta ulteriori vantaggi sia dal punto di vista turistico che ambientale costituendo, di fatto, occasione di profonda bonifica territoriale in una zona altamente degradata. Infine l’ACEA, concessionaria delle aree, otterrebbe vantaggi sia nel controllo che nella  manutenzione del tracciato, alleggerendo così le proprie spese di gestione.

Il progetto preliminare, è stato realizzato dalle associazioni: Case Rosse 2014 di Roma, Legambiente circolo di Tivoli e Aurea di Tivoli, tramite un gruppo di professionisti che hanno prestato gratuitamente la loro opera ed è stato presentato a Roma Metropolitana. La pista interessa i territori del IV Municipio di Roma, i comuni di Tivoli e Guidonia ai quali il progetto è stato presentato riscuotendo particolare consenso. L’Acea Ato 2, che gestisce l’acquedotto ed è concessionaria della fascia occupata, in un recente sopralluogo congiunto si è informalmente espressa favorevolmente, in attesa di conoscere ufficialmente gli elaborati del progetto.

21 – IL CAMMINO DELL’ANIENE – GREENWAY

Il Cammino dell’Aniene attraversa tutta l’omonima vallata, dalle sorgenti del Fiume ( Trevi nel Lazio ), fino al suo congiungimento naturale con il fiume Tevere ( Roma Monte sacro ), intersecando il GRAB ( Grande raccordo Anulare delle Bici ) nella zona di ponte Mammolo. Il percorso totale si approssima ai 100 Km.

Con Il Cammino dell’Aniene si intende creare una Greenway che, avendo origine dal GRAB di Roma, colleghi la Capitale al grande bacino imbrifero dell’Aniene fino ad accedere alle testate sorgive del fiume.

Una Greenway destinata a tutti gli amanti del trekking, dell’escursionismo, della bici, del cavallo ecc. e che intende dare loro un’opportunità unica di conoscere un territorio incontaminato, dalla storia millenaria e dalla bellezza ambientale e paesaggistica sostanzialmente preservate a pochi chilometri da Roma e facilmente raggiungibile anche attraverso i mezzi pubblici utilizzando sia i terminal della Metropolitana B di Ponte Mammolo e Rebibbia che dalla stazione di Tiburtina fino ad accedere alle stazioni di Bagni di Tivoli, Tivoli e Valle dell’Aniene quest’ultima presso il Comune di Mandela, oppure i bus della linea Co.Tra.L. o anche i mezzi privati, attraverso la Via Tiburtina e le uscite dell’A24.

Attraverso il Cammino dell’Aniene si intende operare soprattutto per la valorizzazione e promozione del territorio con il suo enorme patrimonio Archeologico, Naturalistico, Agricolo ed Enogastronomico che annovera  numerosi prodotti tipici e di alta qualità.

Le ricadute occupazionali si attende provengano da un sistema turistico integrato avente come vetrina e centro di interesse principale in Tivoli, nota nel mondo con i suoi siti Unesco e la sua storia trimillenaria e come estensioni i tanti, bellissimi borghi disseminati nella Valle tra cui Vicovaro, antica Varia, e Subiaco culla della religiosità Italiana, nata, quest’ultima con l’espansione degli antichi acquedotti che alimentarono la Roma imperiale e che hanno lasciato innumerevoli testimonianze nel territorio.

L’intero percorso del Cammino può essere distinto in due importanti tratti:

Il primo che collegherà Roma a Tivoli passando per il territorio di Guidonia, è essenzialmente una pista ciclabile bidirezionale destinata ad assolvere il duplice compito di collegamento ecocompatibile fra la Capitale e gli altri centri citati, da utilizzarsi giornalmente in modalità viabilità dolce a servizio del pendolarismo; il secondo compito è quello di un collegamento da utilizzarsi a scopo turistico per accedere al polo dei siti Unesco di Tivoli. Nel dettaglio sarà descritta a parte.

Il secondo tratto, in grandissima parte ciclabile, è destinato alla riscoperta ed al godimento del territorio in modalità ambientalmente sostenibile. Seguendo essenzialmente il percorso del fiume si sviluppa il percorso principale che inerpicandosi, si lascia alle spalle Tivoli ed attraverso la valle Empolitana con i suoi acquedotti Romani, raggiunge Vicovaro nell’affascinante sito di S. Cosimato. Sempre sulla sponda sinistra del fiume si raggiunge la confluenza del torrente Fiumicino (o Giovenzano) per poi arrivare dalla sponda destra nel percorso della vecchia ferrovia Piatti che raggiungeva Subiaco serpeggiando nel fondovalle alternandosi fra le due sponde e toccando i magnifici borghi di Anticoli Corrado (città delle modelle), Marano Equo (città delle acque) e Agosta (l’antica Austa). Superata Subiaco e le sue attrattive storico religiose dei Monasteri Benedettini, la natura ha il sopravvento in tutto lo splendore del fiume e della Valle, oltrepassando l’antica Mola di Jenne, la grotta dell’Inferniglio e le numerose bellissime sorgenti in entrambi i lati del fiume si giunge nel territorio di Trevi nel Lazio in pieno territorio del Parco dei Monti Simbruini. Qui è ancora la natura ad attirare tutte le attenzioni con la Cascata di Trevi ed il sito archeologico adiacente, la confluenza dei due fiumi Aniene e Simbrivio e le Mole di Trevi oggi restaurate. Unico neo è l’impoverimento idrico del fiume a causa del prelievo smodato ed irresponsabile delle acque sorgive destinato soprattutto alla inestinguibile sete della Capitale e della sua Provincia.

Da questo percorso principale si dirama un reticolo di sentieri escursionistici che si inoltrano nel territorio e nelle valli laterali scoprendo bellezze indicibili nella natura e nei piccoli abitati disseminati nell’intera area delle valli dell’Empiglione, del Licenza, del Fiumicino e del Simbrivio che lambiscono le pendici dei Monti Lucretili, i Monti Tiburtini e Prenestini, i Monti Ruffi fino ai Monti Simbruini ed Ernici.

22 – Ciclotour sul GRAB, Un’AltraCosa Travel

C’è già un ciclotour sul GRAB. Lo propone Un’Altracosa Travel mettendo al centro la visione di una Roma diversa dallo stereotipo: si parte dal Quadraro, borgata rifugio di tanti Partigiani ora diventato “la tela” per opere di Street Art, e si arriva al Colosseo, pedalando nel Parco Regionale dell’Appia Antica. E’ un viaggio di 2000 anni, ma fatto al contrario. E’ importante che il turismo diventi una cosa migliore, un’Altra Cosa rispetto a quello che è: un’occasione provilegiata per parlare di ambiente, di mobilità nuova, di solidarietà con le comunità locali.

23 – Il GRAP – Grande Raccordo Anulare dei Pedoni, Rosario Pavia In/ARCH Lazio

Il GRAB propone un progetto importante per Roma: un grande sistema di percorsi ciclabili che attraversa il territorio urbano, riconnettendo le sue parti. Il progetto rielabora un logo potente che fa parte dell’identità di Roma: il GRA.

Un anello carrabile e un anello ciclabile. A questi, utilizzando la stessa matrice si vuole aggiungere un terzo: il GRAP, un sistema di percorsi pedonali che come il GRAB attraversi la città. Attraversare la città a piedi è un progetto rivoluzionario

Il GRAB e il GRAP sono progetti fortemente simbolici, Entrambi propongono una trasformazione qualitativa della città. Entrambi richiedono un piano di opere di infrastrutturazione e di manutenzione. Entrambi richiedono progetti urbani e di paesaggio. Entrambi esigono partecipazione e condivisione,

Tre anelli, tre modalità, tre morfologie diverse. Riusciranno il GRAB e il GRAP ad avviare un programma di riequilibrio della mobilità urbana?

24 – A24 Skatepark, Pillar’s Design Approach

Our goal is to create Skateparks that all can enjoy and admire.  With the incorporation of different materials, colors and textures we give the park its own identity. We encourage the local art community to add their touch to the park by the addition of a public art display(s) that provides a place for local artists to show their talents.  This space can be used for skate-able art or non skate-able art that can be replaced every few months thus creating an ever changing environment.

In the past Skatepark designs have focused mainly on the user, we focus on not only the user but the non users a like. It is always our intention to create parks which provide a sense of place, a better recreational experience for everyone, while creating a noise buffer and areas for spectators or participants to enjoy. By balancing hardscape and softscape features, we move away from the typical Skatepark towards this new landscape style park. By integrating landscape cut-outs we are able to maximize space and provide other amenities such as drinking fountains and trash bins making the park feel more natural and spacious with better flow.

As for the skateable elements within the park we have provided something for everyone.  We have provided beginner, intermediate and advanced areas with the ample spacing between each element to help reduce the amount of criss-cross lines.  Along with the some street elements we have integrated transitional elements throughout the park to improve the flow.  For the transitional skaters we have provided many different options from open flow bowls to a capsule. Items such as such as shape, size, depths, radii and coping are all things we prefer to customize with the local users.  This is one of the many opportunities we have to separate the GRAB Skatepark from every other park in the world.

25 – Roma in Cammino, Federtrek 

“FederTrek promuove il “cammino” come approccio integrale per vivere appieno il territorio in un modo diretto e partecipato.  La lentezza, insita nell’andare a piedi, è la modalità che consente a chi cammina una percezione globale dell’ambiente. Sosteniamo il progetto del GRAB perchè è un’opera rivoluzionaria e utile non solo a chi va in bicicletta, ma a tutti coloro che sono in cammino, sia fisico che figurato, verso la rigenerazione urbana e la sostenibilità”.

26 – Rete ciclopedonale per unire i Parchi di RomaNatura