No impianto Biogas Soriano Nel Cimino VT al “bucone”, nel mezzo del bosco, con enorme strada asfaltata in quelle aree
L’impianto di biogas di Soriano nel Cimino non si può costruire al “bucone”, nel mezzo di un bosco dove Legambiente ha proposto da tempo la realizzazione di un Monumento Naturale, e deve essere ridotto di taglia per gestire l’organico della raccolta differenziata di un’area circoscritta, a filiera corta, così come è assurda l’idea di una enorme strada asfaltata in quelle aree.

Sono questi i risultati di un incontro con i cittadini avvenuto qualche settimana fa a Sant’Eutizio, una frazione del comune nel cuore della Tuscia, al quale hanno partecipato Legambiente e un esperto della società Azzero CO2.

“Legambiente non ci sta, se qualcuno vuole usare il biogas per giustificare una inutile strada nel bosco sbaglia di grosso -affermano Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, e Giordano Ceccarelli, presidente del circolo Legambiente di Soriano-. Siamo favorevoli al biogas ma contro iniziative che sanno di speculazione e poco hanno a che fare con l’uso sostenibile delle risorse naturali dei territori.

Al Sindaco chiediamo di smetterla di tentare ridicole strumentalizzazioni di Legambiente e di aprire una fase nuova di assoluta trasparenza con i cittadini, mancata fino ad ora, perché gli impianti vanno pensati bene e individuati ambiti compatibili per essere accettati dalle comunità locali, e gestiti ancora meglio, per evitare le preoccupazioni legate alla possibile diffusione di batteri patogeni e allo spargimento sui suoli del compost di qualità da essi prodotto.” Legambiente è favorevole al biogas se viene proposto come fonte rinnovabile per la produzione di energia elettrica e termica e quindi per la riduzione dell’utilizzo fonti fossili a partire da petrolio e carbone, oltre che per affrontare la necessità di gestire l’organico proveniente da raccolta  differenziata (FORSU) e come opportunità per ridurre l’impatto dei reflui zootecnici e in agricoltura.

Per Legambiente, gli impianti di biogas che trattano FORSU andrebbero collocati in aree industriali attrezzate, anche al fine di prevedere, già in fase di progetto, un utilizzo concreto del calore residuo della produzione elettrica (qualora non si produca biometano) per il riscaldamento di edifici e locali o di altri impianti di lavorazione. Allo stesso modo, tali impianti non vanno alimentati con colture
dedicate.

Nel caso di Soriano, risulta incomprensibile la necessità di un impianto per smaltire 25.000 tonnellate di FORSU, visto che se ne producono forse a malapena 800 tonnellate, ed è il Comune che a partire dai dati delle raccolte differenziate delle amministrazioni limitrofe, deve costruire un realistico piano di  approvvigionamento dell’impianto, al contrario di quello emerso negli incontri pubblici, molto confuso e approssimativo.

Legambiente, dopo aver contribuito, per questa parte, al nuovo sistema di incentivi sulle rinnovabili
elettriche non fotovoltaiche che partirà dal 1 gennaio 2013 e ridurrà il rischio di speculazioni, torna a chiedere una pianificazione energetica regionale e di area, fondamentale per definire le strategie, e che siano emanate al più presto le necessarie normative per l’immissione del biometano in rete, permettendo così un migliore utilizzo della risorsa (per esempio, l’utilizzo per l’alimentazione delle automobili) ed evitando il proliferare di impianti termici.

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