Legambiente: “Nessuna proroga sia ammessa, chiediamo al presidente Zingaretti che il Piano Casa diventi uno strumento per dire stop al consumo di suolo e per rilanciare il settore edilizio in chiave di rigenerazione urbana”
Nel
Lazio
da
ben
1.774
giorni
vige
il
Piano
Casa,
dal
11
Agosto
2009,
approvato
dalla
Giunta Marrazzo,
successivamente
peggiorato
dalla
Legge
10
del
27
Agosto
2011,
della
Giunta Polverini,
e
rivisitato,
a
seguito
di
impugnativa
del
Mibac
del
24
Ottobre
2011,
in
parti consistente
della
legge,
e
oggi,
con
i
Pl
76
e
75,
dal
23
di
questo
mese,
in
discussione
presso
il Consiglio
Regionale
del
Lazio.
Sono
5
anni
che
nel
Lazio
vige
uno
strumento
di
deroga
rispetto
ai
Prg
di
378
comuni
del Lazio,
che
porterà
ad
un
incrementarne
il
dimensionamento.
Alla
vigilia
dell’inizio
del dibattito
in
Consiglio
per
la
definitiva
approvazione,
l’Acer
chiede
una
proroga
ulteriore
al Piano
oltre
il
31
gennaio
2015,
dead–line
del
provvedimento,
come
sostenuto
dall’Assessore Civita.
5 anni è il tempo di vigenza di un Piano Particolareggiato e non di un provvedimento che con queste tempistiche ha almeno 4 gravi conseguenze: per il tempo in cui è in vigore: i Comuni sono impegnati a disciplinare le domande giunte trascurando la pianificazione ordinaria; il dimensionamento di tali strumenti verrebbe ulteriormente ampliato, al di sopra di ogni pianificazione territoriale; verrebbe ancora aumentato il tempo di approvazione del fondamentale Piano Territoriale Paesistico Regionale; rimandando la decisiva razionalizzazione e ammodernamento dei Prg, dopo le prescrizioni di tutela del Piano Paesistico, non è questa una conseguenza da poco se si pensa che una città come Guidonia – 100.000 residenti‐ , ha un Prg datato 1976 quando ne aveva 35.000, 52.000 residenti ‐ con un Prg del 1967, quando aveva 32.000 residenti.
Secondo gli ambientalisti, l’attuale Piano Casa è stato notevolmente migliorato rispetto a prima, e non solo grazie alle osservazioni del Mibac: attualmente si escludono interventi in aree agricole e in Aree Protette e si inibiscono quelli in aree vincolate, in particolare quelle costiere; inoltre, fuori dalle richieste mibac, sono diminuite le premialità sulle cubature dal 30 al 10%. Rimangono due punti da modificare: la possibilità di intervenire nella Città Storicaindividuata dal Prg di Roma, e la possibilità di intervenire nelle aree destinate dal Prg per ospitare servizi, con trasformazioni a uso residenziale e conseguenza che laddove sarebbero dovuti essere realizzati servizi, avremmo nuove case, appesantendo così il già notevole dimensionamento del Prg di Roma.
”Abbiamo
scritto
ai
Presidenti
dei
Municipi
di
Roma
chiedendo
un’inequivocabile
presa
di posizione
sul
Piano
Casa
in
via
di
approvazione
alla
Regione.
Recentemente
l’Acer
ha
chiesto di
prorogarne
il
tempo
di
vigenza
oltre
il
31
gennaio
2015.
Non
soltanto
il
Piano
Casa
non
va prorogato
–
dichiara Roberto
Scacchi
direttore
di
Legambiente
Lazio ‐,
ma
deve
essere ulteriormente
modificato
salvaguardando
la
Città
Storica
da
Garbatella
a
Testaccio
passando per
Montesacro,
e
impedendo
la
possibilità
di
edificare
nuove
case
dove
erano
previsti
servizi, creando
una
città
senza
qualità
urbana,
fatta
di
sole
case
con
servizi
già
oggi
per
altro
carenti.”
Secondo
il
dossier
recentemente
presentato
da
Legambiente,
l’art.
3Ter
comma
3
potrebbe generare
dai
2,5
ai
4
milioni
di
mc
nella
sola
città
di
Roma,
previsioni
aggiuntive
di
un
Prg
già sovradimensionato.
“Al
contrario,
scriveremo
al
Presidente
Zingaretti
e
all’Assessore
Civita per
chiedere
che
siano
apportati
ulteriori
miglioramenti
che
vadano
verso
lo
stop
al
consumo di
suolo
e
avvio
della
rigenerazione
–
prosegue Scacchi
‐
il
Piano
Casa
deve
diventare
un
piano di
“riuso”
dell’esistente
in
ambiti
dove
avviare
politiche
di
rigenerazione
urbana,
capace
di dire
stop
al
consumo
di
suolo,
rilanciando
il
settore
edilizio
in
chiave
di
ammodernamento energetico
e
riqualificazione.
Notiamo
poi
che
l’attuale
Piano
Casa
della
Regione
Lazio
è
il
solo Piano,
tra
quelli
approvati
dalle
Regioni, a prevedre trasformazione su aree libere, certamente
edificabili
ma
a
destinazione d’uso servizi. Ben venga l’housing sociale: ma non a scapito
della
qualità
urbana”.